I miei viandanti

domenica 30 settembre 2012

Oltre le montagne: terre molisane e antiche abbazie


Quest'anno siamo stati in Abruzzo parecchi giorni, più del solito, e quindi abbiamo avuto modo di ampliare la nostra conoscenza di questi luoghi. Certo, siamo tornati anche nei paesi vicini a Villetta Barrea, come Scanno e Pescasseroli (di cui ho catturato delle immagini davvero suggestive, che presto vi mostrerò), però abbiamo avuto il tempo si spingerci anche al di fuori del giro abituale.




In queste fotografie non siamo in Abruzzo, bensì in Molise. Devo ammetterlo,  è la prima volta che mi capita di visitare questa regione, una delle poche in cui non ero mai  passata neanche per caso, e di cui conosco davvero poco o nulla.
In realtà, non si vede un confine netto tra una regione e l'altra, semplicemente si scavallano le montagne, e si scende verso vallate più ampie, meno rocciose e incombenti di quelle abruzzesi, almeno in questa parte, ma comunque molto belle.

Siamo a poco più di una ventina chilometri da Isernia, nelle ultime propaggini del Parco Nazionale, in un paesino arroccato su una collina che affaccia su un bacino artificiale: il paese, dal nome altisonante di Castel San Vincenzo, è un minuscolo borgo di origine medievale ma con tracce risalente anche all'età romana, il cui numero di abitanti ad oggi supera di poco le cinquecento persone. Siamo scesi per le montagne in una giornata caldissima, col sole velato ma la temperatura bollente, come raramente abbiamo trovato in queste lande in agosto.





L'ingresso del paese è moderno, con casette colorate, abbellite da fiori e piante, ma appena passata la porta trecentesca  ci sembra di tornare indietro nel tempo: vicoli ombrosi e stretti, tutti  in salita, scale e case di pietra locale di impianto antico, con finestre minuscole decorate da pietre sbozzate.



Qui siamo nella piazzetta del paese, pressocchè deserto e in molte parti quasi fatiscente, tanto che ci pare davvero di essere tornati in un'altra epoca, che gli abitanti siano scappati tutti arretrando di fronte all'ennesima invasione, dai saraceni ai normanni fino ad arrivare ai briganti dei secoli scorsi, lasciando abbandonato e solitario questo posto arroccato sulla collina.




Abbiamo passeggiato a lungo per i vicoli, arrancando sotto il sole cocente di agosto, e osservando i vecchi ruderi abbandonati con un senso di stupore e malinconia. Mentre vagavamo in queste stradine anguste, una signora affacciata la balcone ci ha chiesto cosa cercavamo, se ci eravamo persi: evidentemente poco abituati ai turisti, quando le abbiamo spiegato che eravamo in visita, ha voluto farci vedere il suo piccolo museo personale, in un ampio e buio stanzone nel vecchio palazzo accanto.

L'anziana signora colleziona un po' di tutto, oggetti contadini in metallo appesi ai muri, vecchi mobili, piatti, pentole e suppellettili dei tempi andati, attrezzi per lavorare la terra, attrezzi da artigiani: vecchi e corrosi  oggetti del tempo passato, oggetti simili a quelli appartenuti a mia nonna Lidia o alla bisnonna Clementina, come il vecchio scaldaletto di rame, in cui venivano messe le braci per riscaldare le fredde lenzuola in inverno; teglie in rame, che ora tengo appese in cucina, in cui nonna cuoceva le torte per i suoi otto figli, sul  fuoco a legna del camino; pentole e padelle in alluminio, vecchie bicchieri di vetro spesso e opaco, insomma, tutto il repertorio di oggetti di sessant'anni, cent'anni fa che erano il corredo delle nostre nonne e che sicuramente abbiamo gettato via.


Tra le chicche della sua collezione, disordinata e confusionaria ma non meno affascinante, una macchina per fare le fettuccine dei primi del Novecento, venuta col nonno dall'America, ed i registri del carcere del paese, di cui il nonno e la nonna dell'anziana signora erano i custodi.

Finita la visita alla collezione, la signora ha chiamato a raccolta altri abitanti del paese (tanto devono essere rari i visitatori di quel luogo ameno) e ci hanno condotto in un piccolo centro autogestito, un laboratorio di arte per gli adolescenti del posto. Ci ha spiegato la signora che anima il laboratorio (delle stanzette piene di colori, pennelli, e altri materiali per la decorazione) che il tasso di scolarità nel paese non risulta molto alto, anche perché le scuole sono lontane, e il paese ai ragazzi non offre nulla, né in termini culturali né per quanto riguarda il lavoro. Quasi tutti se ne vanno, per studiare o lavorare, e al paese rimangono per lo più gli anziani e i bambini, lasciando sempre più case vuote. Questo piccolo laboratorio, in cui i ragazzi imparano a lavorare vari materiali, ad armeggiare con colori e pennelli, soprattutto nei lunghi pomeriggi invernali, mi sembra davvero una lodevole iniziativa!

Per fortuna, negli ultimi anni sembra esserci un rinnovato interesse per il piccolo borgo, che in termini di bellezza e posizione non ha nulla da invidiare ai vicini paesi abruzzesi, meta invece di turismo sia invernale che estivo. Molte case fatiscenti o ruderi vengono acquistate soprattutto da stranieri, incantati dalla tranquillità e dalla natura, per cui speriamo che il piccolo Castel San Vincenzo non diventi un paese fantasma.


Scesi dal paese (del lago vi mostrerò delle bellissime immagini nel prossimo post) ci siamo diretti verso l'Abbazia di San Vincenzo al Volturno,  e qui si dovrebbero tirare le orecchie all'amministrazione comunale, perché di questa bell'attrazione turistica non abbiamo trovato neanche uno straccio di cartello stradale.

La chiesa che vedete nelle fotografie è tutto ciò che rimane di un complesso monastico imponente, la cui origine risale all'incirca al VII-VIII secolo d.C. Il sito originale, di cui oggi è in corso lo scavo ( che si può visitare con accesso libero), si trova poco lontano, al di là del piccolo fiume Volturno: le cronache raccontano che vi si fermò nell'800 addirittura Carlo Magno, mentre saliva verso Roma per essere incoronato imperatore. Tutta l'area fu abbandonata a seguito prima del terremoto dell'847, a cui seguirono due incursioni saracene, a distanza di venti anni l'una dall'altra.
Dopo la definitiva distruzione del 881, il sito venne abbandonato, e l'intera abbazia col monastero vennero ricostruiti nel luogo dove oggi sorge la chiesa, la cui fondazione attuale risale all'XI secolo. Il monastero subì poco dopo l'invasione normanna, e due secoli dopo un altro terremoto, fino alla perdita dell'autonomia nel XVII secolo, in cui venne sottomesso all'abate di Montecassino.


Dell'intero complesso monastico, un tempo ampio e ricco come il vicino Montecassino, è rimasta solo la chiesa, già in decadenza nell'Ottocento. Il colpo di grazia si ebbe durante la guerra, quando l'edificio venne bombardato e distrutto, come è stato per Montecassino, il quale però è stato interamente ricostruito nell'immediato dopoguerra, seguendo il progetto originale. Per la ricostruzione della vecchia abbazia benedettina di San Vincenzo si dovette attendere invece il 1965, e i lavoro sono ancora in corso, ma vale davvero la pena visitare questa chiesa, dalle linee rigorose e severe, ma molto  suggestiva nella sua semplicità.


Dal 1989 sono presenti, al posto dei monaci benedettini, una minuscola comunità di monache di clausura, provenienti dal Connecticut, di cui vedete il piccolo monastero.


Questi ruderi di archi in mezzo alla campagna, in cui oggi pascolano tranquille le greggi di pecore, sono tutto ciò che resta di un grande e ricco complesso monastico, la cui storia copre circa un millennio.




Alla prossima puntata!

14 commenti:

  1. un post dove si respira l'aria tersa, la bellezza e la cura delle case, i paesaggi improvvisi dietro una salita, le persone che fanno ricche il nostro paese... grazie Laura

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  2. Che foto "limpide" Geillis!
    Complimenti, come sempre.
    Ho avuto quasi l'impressione di essere li con voi.
    Sei bravissima a raccontare!

    sono felice che sei tornata!

    miciapallina

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  3. Bellissime foto...complimenti e grazie per questi post che danno a noi la possibilita' di conoscere nuovi e bellissimi posti della nostra stupenda Italia.

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  4. Ciao Geillis, che posti fantastici e interessanti a me ignoti..grazie per avermeli fatti conoscere!
    Carmen

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  5. Mi hai affascinata con il racconto di Castel San Vincenzo. Sarebbe bello poter andare ad aiutare nel piccolo laboratorio d'arte!!!
    Un abbraccio
    Francesca

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  6. Immagini sempre bellissime e racconti che ti inchiodano allo schermo. Grazie Geillis di queste condivisioni...Un abbraccio e buona giornata

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  7. come al solito un post godibilissimo , grazie , un abbraccio
    ciao Reby

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  8. ciao Geillis sono Polinnia del Gatto Gobbo e ti scrivo dal mio nuovo blog dedicato alla mia casavacanze, se vuoi seguirmi anche lì ne sarò felicissima!!! che bello il tuo blog, sempre più bello e tu sempre più brava con le foto!!!

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  9. Un posto meraviglioso! Adoro passeggiare in borghi come quello che hai fotografato, respiri storia, sembra quasi che il tempo si sia fermato o comunque scorra molto lento regalando pace e serenità

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  10. Nei tuoi post possiamo sempre godere di racconti ed immagini da favola.

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  11. fuori tema, ma se passi da me (http://stelladineve.blogspot.it) c'è il premio Dardos per te!

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  12. http://it.wikipedia.org/wiki/Ladyhawke

    qui trovi dove hanno girato Lady Hawke.
    Fotografia di Storaro!
    A presto e ... che foto! sono sempre bellissime.

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  13. !Buona serata!
    Me llamo María, soy española y visitando a otras compañeras blogueras italianas he llegado hasta su blog.
    Rncuentro siempre un algo especial en todos los blogs italianos que conozco y sigo, pero el tuyo tiene un atractivo extraordinario para mí que amo la cocina tanto como la naturaleza .
    Con sumo gusto me uno a su blog y encantada de conocerte Geillis.
    Un beso y una feliz tarde!!

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  14. Grazie marta!! vado a vedere le foto...

    @Maria: grazie davvero per le tue belle parole!!

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Pellegrino che ti aggiri per queste lande incantate, mi farebbe piacere una traccia del tuo passaggio...

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