I miei viandanti

lunedì 31 gennaio 2011

Centrale Montemartini, la Sala delle Caldaie

Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio, l'ultima sala del Museo Montemartini, a mio avviso la più bella.


Contiene dei pezzi pregevolissimi, inseriti in una sala unica ripartita da una installazione di colonne e sfondo color verde che crea un'atmosfera diversa, come potete vedere, da quella chiara e luminosa, su sfondo cilestrino, della precedente Sala delle Macchine.
In alto il soffitto presenta ancora il reticolo di tubi originale, mentre sul fondo della sala troneggia, parzialmente nascosta, una grande caldaia a vapore, l'ultima rimasta delle tre originariamente in loco.

Nella sala sono esposti delle statue  rinvenute nel corso degli sbancamenti effettuati a Roma, dopo l'Unità d'Italia e fino agli anni Quaranta.


In pochi anni tutta la città cambiò volto, con l'apertura dei nuovi grandi boulevardes che tagliavano i quartieri precedenti (Via Nazionale, corso Vittorio, Corso del Rinascimento, Viale Trastevere, Via Veneto, Via Cavour, i muraglioni del Tevere, il Monumento a Vittorio Emanuele), fino ad arrivare agli enormi sbancamenti in epoca mussoliniana (Via dei Fori Imperiali, Via del Teatro Marcello, Via della Conciliazione, Largo Argentina), oltre all'apertura delle nuove stazioni dei treni, Termini e Trastevere. Una ingente quantità di ritrovamenti venne alla luce, in maniera piuttosto disordinata, spesso senza veri e accurati scavi archeologici in senso moderno.



La zona dell'Esquilino, ora densamente abitata, insiste su un'area che dall' epoca romana fino alla metà dell'Ottocento fu sempre era occupata da ville suburbane, orti e giardini.

martedì 25 gennaio 2011

Centrale Montemartini 2, Le macchine e gli Dei



Ed eccoci al secondo appuntamento con il bel Museo della Centrale di Montemartini: a questo punto, dopo il lungo prologo storico, siamo pronti a salire al piano superiore, dove si apre la prima sala, quella delle Macchine: si tratta dei motori a turbina che azionavano la centrale, delle macchine di metallo scuro, davvero imponenti, in condizioni ottime.
Su questo sfondo di archeologia industriale, nel 1995 nacque una esposizione temporanea di stuatue provenienti dalle collezioni dei Musei Capitolini, intitolata Le Macchine e gli Dei.



Per fortuna, una volta finito il precedente allestimento, si è riutilizzato lo spazio per un museo permanente, con dei pezzi di recente ritrovamento (tutti dopo l'Unità d'Italia, nel corso dei lavori di ristrutturazione urbana di Roma) di davvero incantevole bellezza.



Ho trovato alcuni musei particolarmente belli per l'ambiente affascinante in cui erano allestite le collezioni (come il rinascimentale Palazzo Altemps, dietro Piazza Navona o gli stessi Capitolini), oppure particolari per i giochi di luce in cui erano disposte (come Palazzo Massimo). In questo caso, le grandi finestre a vetrata immergono le statue in una luce naturale e chiara, e i marmi risaltano ancora di più, con i loro marmi sinuosi e lucenti, contro l'oscuro metallo delle macchine.

domenica 23 gennaio 2011

Archeologia Classica e Archeologia Industriale: la Centrale Montemartini


Ci sono, a Roma, musei famosissimi, pieni zeppi di meraviglie e di turisti. Poi ci sono gli altri, i musei più piccoli, meno conosciuti, magari situati in zone fuori dalle rotte turistiche, oppure nascosti dentro palazzi antichi, che ci passi davanti e non immagini neanche quali capolavori ci sono dentro, come Palazzo Altemps.

La Centrale Montemartini appartiene appunto al primo tipo: situata lungo la via Ostiense, proprio di fronte agli ex Mercati Generali, è uno di quei posti davvero affascinanti, e sconosciuti ai più.



A Roma solo negli ultimi decenni si è provveduto ad allargare l’offerta museale, peraltro già immensa ma secondo me poco valorizzata: abbiamo le collezioni più vaste al mondo (forse solo la Francia ci batte), su un palcoscenico davvero unico, che mostra con nonchalance duemilacinquecento anni di arte e architettura come nessun’altra città al mondo è in grado di offrire, eppure abbiamo i magazzini pieni di oggetti mai esposti, di quadri mai usciti dall’oscurità. Per fortuna, anche Roma sta cominciando ad utilizzare spazi altri, luoghi abbandonati del suo passato prossimo, per far ammirare ai visitatori pezzi della sua storia.
La Centrale Montemartini è uno di quei piccoli gioielli poco conosciuti ma che varrebbe davvero la pena di visitare, una vecchia centrale termoelettrica che fa da sfondo ad una preziosa statuaria romana proveniente dai Musei Capitolini. Avevo intravisto questo museo nelle prime scene del bellissimo film di Ozpetek “Le Fate Ignoranti”, uno dei film che preferisco in assoluto, tutto ambientato nelle strade intorno al Gazometro, e mi ero ripromessa di andarci. Da allora, ci sono tornata almeno un paio di volte, l’ultima armata di macchina fotografica e assolutamente decisa a condividere con voi la bellezza di questo piccolo museo.


Il nostro viaggio si articolerà in tre riprese: oltre a questo primo assaggio, la prossima volta approfondiremo la sala Centrale delle Caldaie, e in ultimo quella delle Macchine. Ho avuto la fortuna di visitarlo in un giorno davvero tranquillo, in cui se non ero l’unica visitatrice, poco ci mancava, e questo mi ha permesso di scattare dettagli e prospettive senza alcuna interferenza.


Inauguratail 30 giugno del 1912, la Centrale venne costruita in un quartiere di Roma, quello Ostiense, appena fuori dalle mura Aureliane , subito

lunedì 17 gennaio 2011

Disavventure col botto e torte di mele



Abbiamo inziato l'anno col botto. E non metaforicamente.

Sono andata ad accendere la luce al bagno e, buum, è saltato tutto l'impianto, con una schicchera al contatore che sembravano i fuochi artificiali di capodanno.
A poco è servito riparare quel pezzetto di filo che dalla applique arriva alla presa, pressocchè carbonizzata, alla fine si è dovuto rifare mezzo impianto nuovo, con conseguente devastazione delle pareti dell'ingresso. In pochi minuti, quella che era una casetta linda e pinta, con mazzi di rose di seta e centrini vezzosi sui mobili, si è trasformata in un campo di battaglia, sotto una nuvolaglia di polvere che si è posata su tutto, libri, vestiti, asciugamani, vasi e lampade, divani e gatti, che sono andati in giro tra i calcinacci, per tre giorni, con una espressione oltraggiata sul musetto, inequivocabile.

E' stato un brutto dejà-vu, che ci ha rammentato in maniera orrorifica l'inverno di cinque anni fa quando, con assoluta incoscienza, commissionammo il rifacimento della cucina ad un nostro amico: ci sono voluti quaranta giorni di baraccopoli, sembravamo accampati tra cumuli di cartoni pieni di piatti e bicchieri, mobili accatastati e cellophane che avvolgeva ogni cosa, ma assolutamente impotente a salvare le nostre preziose suppellettili.
Quel Natale non facemmo neanche l'albero (anche perchè non avremmo saputo dove metterlo), e ho lavato per un mese e mezzo i piatti nel lavandino del bagno (dacchè non esisteva più non solo il lavandino, ma neanche un pezzetto riconoscibile di cucina).

Dopo quel cataclisma, di cui ancora portiamo i segni dentro e fuori (ogni tanto mi capita di spolverare e di trovare ancora polvere arancione, quella dei mattoni della porta allargata col frullino), l'anno dopo abbiamo attaccato il bagno, ma in quel caso scappando un mese a casa dei miei (era agosto), e tornando solo in tempo per vedere che le mattonelle erano state messe molto più alte di quanto avevamo stabilito (e così non bastavano, ovviamente), che lo specchio era stato inserito nella parete in orizzontale, invece che in verticale come la sua forma avrebbe saggiamente consigliato, che per fare le tracce dei tubi del termosifone sulla parete del bagno si era sfondata la parete in soggiorno e che un terzo dei preziosi listelli di ceramica decorata a fiorellini, che avevo scelto come striscia decorativa tra le mattonelle, si erano misteriosamente rotti nelle loro scatole.

Lo specchio, poi, si portava evidentemente appresso una maledizione che è stato assai difficile contrastare: il primo è diventato nero in pochi giorni, perchè era stato attaccato alla parete con la malta, che ha corroso l'argento in due minuti.  Staccato e sostituito con un altro, che è stato infilato a forza tra le mattonelle, troppo grande di qualche millimetro, e si è crepato il giorno dopo.  Smartellato anche questo, il terzo è stato rotto appena arrivato alla porta di casa e poggiato per terra, un vero record. Per fortuna si è spaccato solo l'angolo, per cui fu prontamente riportato alla vetreria e ritagliato: c'è una bella giunta di stucco intorno che non è il massimo, ma almeno questo sembra reggere (se si dovesse rompere anche questo, giuro che ne compro uno già fatto e tanti saluti).

Dobbiamo ritinteggiare altre due camere, ma non ne abbiamo il coraggio, lo confesso. Osservo le pareti che avrebbero bisogno di una bella sistemata, mi giro e guardo altrove, tremando all'idea di ricominciare con la polvere e tutto il resto.

Ed invece, stavolta non abbiamo potuto fare altrimenti.
Comunque, sembra che siamo sopravvissuti anche a questo: del resto, nell'ultimo anno, a casa nostra si è rotto tutto quello che si poteva rompere, e anche qualcosa di più. Nell'ordine, abbiamo cominciato dalla caldaia lo scorso novembre, per proseguire col frigorifero, che è svampato misteriosamente nella notte. Il frigo nuovo è arrivato già rotto, così ci siamo tolti il pensiero. Nell'arco di tre giorni si è rotto un computer di mio marito e il mio hard disk di back up, anche lui misteriosamente svampato.

Poi è arrivato rotto anche il meraviglioso forno della cucina nuova, il lavello nuovo era stato montato male e ovviamente perdeva. In ultimo, mentre mi stavo asciugando i capelli un paio di giorni fa (dopo il bum dell'impianto) si è svampato pure il phon, lasciandomi in una gelida mattina di gennaio coi capelli bagnati e i pinguini che ballavano la rumba nel bagno.

A questo punto è rimasta solo la lavatrice, ma non cantiamo vittoria troppo presto, il pericolo si nasconde sempre dove meno te lo aspetti...

Per consolarmi di tutto questo casino, non ho fatto neanche un dolcetto ma ho fatto fuori qualche etto di cioccolatini, per rifarmi dallo stress (i brufoli che stanno fiorendo sulle mie guance come pratoline sulle rive del fiume, stanno lì a testimoniarlo).



Questa stupenda Torta alle Mele, semplice e deliziosa, è una ricetta di una mia collega di lavoro, Franca, che ho fatto qualche settimana prima di Natale e ancora non avevo postato.
Ce ne aveva portato un esemplare  ad assaggiare che è stato spazzolato in pochi minuti, e non ho potuto fare a meno di rubare la ricetta, davvero ottima, aggiunta definitivamente nel mio ricettario di Torte di Mele Assolutamente da Provare.


Torta di Mele di Franca

Tortiera 24-26 centimetri


4 tuorli e 4 albumi

200 grammi zucchero

200 grammi farina ( 0ppure 150 grammi farina e 50 fecola)

200 grammi burro
1 bustina lievito

1 bustina di vanillina

(io: 1 cucchiaio liquore  Strega)

5 mele medie

Battere i tuorli con la frusta elettrica con lo zucchero, fino a farli diventari spumosi.

Aggiungere il burro fuso, quindi la vanillina e il liquore Strega (non ci sarebbe, nella ricetta originale).

Mescolare la farina e la fecola assieme al lievito, ed aggiungerli al composto.

In ultimo montare gli albumi a neve ed aggiungerli delicatamente.

Tagliare a fettine sottili cinque mele non grandi, ed unirli al resto.

Versare l'impasto nella tortiera foderata di carta forno e cuocere sul secondo ripiano dal basso, a 180 gradi.

Cottura circa 1 ora abbondante a 180 gradi, più 5 minuti a forno spento per far asciugare la pasta.

lunedì 10 gennaio 2011

Il primo dolce dell'anno



Giovedì sera, quando ho disfatto l'albero e riposto gli addobbi, ero quasi contenta di togliermelo di torno, come ero quasi contenta quando l'ho fatto,  tre settimane fa.

Devo ammettere che, come ogni anno, ho raggiunto la saturazione di tutto, di auguri, panettoni, dolcetti di tutti i generi e cioccolata, anche se in definitiva abbiamo passato un periodo molto tranquillo, con pochissimi grandi stravizi, niente regali e  festeggiamenti un po' sottotono.
Quest'anno non sono riuscita a fare nessun dolce speciale, intonato al periodo, neanche il Panettone Marietta, che negli anni scorsi era diventato quasi un'abitudine, un po' per il periodo di superlavoro che mi è toccato proprio sotto Natale, un po' per una certa pigrizia nei pochi giorni di riposo che avevo, in cui ero troppo occupata a fare la cura del sonno per rimettere le mani in pasta.

Però, finite le feste, in questi giorni in cui lavoro di meno,  ho subito ripreso a fare qualche dolcetto, visto che ormai anche gli avanzi di panettoni stanno terminando. Il primo dolce dell'anno, e anche le prime fotografie dell'anno, visto che non sono neanche riuscita a passare per Piazza Navona, come gli scorsi Natali.

Per l'occasione ho inaugurato uno dei due stampi in silicone nuovi di zecca, graditissimo regalo di Clotilde ed Ettore (che non avuto occasione di ringraziare di persona,  per il gentilissimo pensiero, e allora approfitto di questo post e queste belle fotografie per dimostrare tutto il mio apprezzamento): ho usato la ciambella a forma di rosa, che avevo già adocchiato da tempo.  In effetti viene molto graziosa, si presenta davvero bene (e poi  sono davvero comodissime, visto che odio imburrare le teglie)

Ho assemblato una ricetta che mi sembrava adatta, con ricotta, Strega, granella di nocciole e gocce di cioccolato, con una base di 250 grammi di farina: la forma è piuttosto capiente, con questa quantità di farina viene bene ma si può tranquillamente usare una ricetta con 350 o più grammi, riesce tranquillamente a contenerla.




Ciambella alla Ricotta con Granella di nocciole e Gocce di cioccolata

250 grammi di farina
190 grammi di zucchero

3 uova intere (medio-grandi)

250 grammi di ricotta di mucca

2 cucchiai strega

2 cucchiai latte

50 grammi granella di nocciole

50 grammi gocce cioccolato

1 bustina lievito


Battere le uova intere con lo zucchero, con la frusta elettrica, quindi aggiungere la ricotta ben scolata, il latte e il liquore.

Unire la farina mescolata al lievito, sempre montando bene il composto.

In ultimo unire le gocce di cioccolata e le nocciole a granella (tranne un cucchiaio).

Cospargere il fondo dello stampo a rosa (oppure un comune stampo a ciambella, di 24/26 centimetri di diametro) con la granella di nocciole rimasta, quindi versare l'impasto ed infornare nel forno già caldo a 180 gradi, sul secondo ripiano dal basso.

Cuocere per circa 50 minuti circa, quindi toglierla dal forno e farla raffreddare.

Capovolgerla e toglierla dallo stampo.

giovedì 6 gennaio 2011

Buona Befana a tutti


Quest'anno niente puntata a Piazza Navona, purtroppo...il tempo freddo e grigio di questi giorni non mi ha invogliato per niente, neanche stamattina, il giorno in cui la piazza si riempie di persone, saltimbanchi, mimi e palloncini colorati...sarà per il prossimo anno, speriamo!

Nel frattempo, buona Befana  a tutti!

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