I miei viandanti

sabato 27 marzo 2010

Verdure di stagione




Adoro il connubio pasta-verdure: alla fine la pasta col sugo è buona però più o meno, se non ci aggiungi qualcosa, rimane sempre quella, a meno di non fare il ragù o un sugo al pesce, cosa che non faccio spesso, anzi quasi mai.

Concordo sul fatto che un bel piatto di spaghetti conditi semplicemente con un sughetto di pomodorini pachino saltati in padella sia una cosa sublime, però anche le verdure si possono abbinare in tanti modi, tante variazioni interessanti.

In questo periodo cominciano a comparire sui banchi del mercato delle verdure di stagione che si prestano a tanti usi, come le zucchine.
Ovvio che una bella padellata di zucchine fritte sia la versione migliore per gustarle, figuriamoci messe dentro una frittata: però cuocerle nell'olio non è la cosa più dietetica; nonostante siano buonissime magari uno non se le permette spesso, ed è un vero peccato.





Io ho adottato una versione alternativa, che prevede prima una leggera bollitura, e poi un ripasso in padella: è un buon compromesso, perchè non sono nè tristemente lesse, e neanche lussuriosamente fritte.

Di solito scelgo le cosiddette zucchine romanesche, quelle non troppo grandi, verdi chiare, a coste. Quelle troppo grandi sono acquose, e quelle verdi scure (non so il nome scientifico) lo sono ancora di più, e spesso piene di semi,amarognole, non le compro mai perchè non ci piacciono neanche lesse.

Devo ammettere che, in inverno, quando sui banchi del mercato le zucchine si trovano raramente, oppure a caro prezzo, ripiego sulle zucchine surgelate, quelle già tagliate a rondelle: in effetti sono comode, si buttano in padella e via, sono tagliate talmente bene che non serve neanche bollirle.

In questo caso, ovviamente, meglio preferire quelle fresche, visto che cominciano a trovarsi a buon prezzo.



Zucchine trifolate in versione light

Lavare le zucchine intere, senza spuntarle (prendono meno acqua), metterle in acqua fredda e alzare il fuoco fino al bollore.

Scolarle dopo qualche minuti, devono essere cotte ma non troppo, non troppo morbide (dovrebbe essere una ventina di minuti, poi dipende dalla grandezza delle zucchine).

Spuntarle e tagliarle a rondelle.

Oliare il fondo di una padella antiaderente, metterci un trito di cipolla e carota, quindi rosolarle bene (senza salare) fino a che siano colorite, quindi salare (meglio non salarle subito, per evitare che perdano acqua e si rinseccoliscono).
In questo caso ho abbinato questa crema a dei tortiglioni, ma ci vanno benissimo le pennette rigate, oppure i sedanini.


Tortiglioni alla crema di zucchine

per due persone


Zucchine trifolate, circa 300 grammi

150 grammi di ricotta

qualche cucchiaio di passata di pomodoro

Tre cucchiai di parmigiano

Mezzo bicchiere di latte

Sale

90 grammi di tortiglioni a testa

Togliere qualche rondella di zucchine per decorazione, quindi frullare col minipimer (o nel frullatore) la ricotta, il latte, il parmigiano e le zucchine assieme all'olio di cottura, aggiungere qualche cucchiaio di pomodoro per colorire, quindi aggiustare di sale.

Mettere la salsa ottenuta nella stessa padella dove avete rosolato le zucchine e farla restringere a fuoco dolcissimo (ma non troppo, deve comunque essere cremosa: se dovesse restringersi troppo allungatela con qualche cucchiaio di acqua della pasta).

Nel frattempo lessate la pasta nella stessa acqua in cui avete cotto le zucchine, scolatela bene, buttatela nel condimento e ripassatela a fuoco dolce con altro parmigiano.

Unite le zucchine lasciate da parte.

Servire subito.

mercoledì 24 marzo 2010

Disastri culinari e dintorni: Biscotti al Mais e Uvetta


Vi capita mai di seguire le ricette in maniera creativa, e combinare dei pastrocchi immangiabili?

A me capita sia di farli seguendo la ricetta, sia inventando sul momento ingredienti e dosi...devo ammettere di aver sfornato dei veri e propri mostri, che spesso hanno preso direttamente la via dell'immondizia, risultando davvero incommestibili, anche con tutta la buona volontà del mondo.

Questo succede soprattutto quando sperimento ingredienti e farine che solitamente non uso, ma d'altra parte se non si esce un po' dai confini dell'abitudine, alla fine è difficile inventarsi qualcosa di nuovo.
Mio marito è il giudice più severo delle mie sperimentazioni, qualche volta troppo (vorrebbe più o meno sempre le cose che gli piacciono, ma dopo io che ci scrivo sul blog?), ma qualche volta non posso proprio dargli torto.

Tempo fa comprai la farina di castagne: a me piacciono molto le castagne, ma non le cucino mai, nè lesse nè arrosto, perchè una tira l'altra e allora addio...una volta provai a farle sciroppate, due giorni di impazzimento e alla fine la maggior parte me le sono mangiate prima di invasarle.

Ho provato a fare un ciambellone, seguendo una ricetta che mi pareva semplice, anche se la quantità minima di zucchero mi doveva mettere in allerta...ne abbiamo mangiata la metà, poi non ce l'abbiamo fatta a finirlo. Sapeva esattamente di...farina di castagne allo stato puro, e basta!

Un'altra sperimentazione fallita è stata quella di utilizzare i frutti di bosco surgelati dentro l'impasto. Non pensavo che ci andassero ancora congelati (almeno questo ho dedotto dal risultato catastrofico) per cui li ho buttati in padella con liquore, zucchero e limone, pensando di renderli ancora più dolci, invece si sono ammosciati e hanno tirato fuori tantissimo liquido, che non ne voleva sapere di asciugarsi.
Il risultato, piuttosto curioso, è stato un impasto viola quasi fosforescente, ma non mi sono arresa e l'ho infornato lo stesso, sperando che le papille gustative non venissero influenzati dalle sfumature radioattive dell'esterno.

Non so dove ho sbagliato, ma la torta è risultata veramente pessima anche come sapore: un gusto acidulo, aspro, appena assaggiata è stata eliminata subito, peccato...

Un paio di volte ho fatto del pane assolutamente disastroso, prima di accorgermi che la farina di grano saraceno che mi ostinavo ad utilizzare (comprata quest'estate e che non voleva saperne di finire) probabilmente era andata a male, donando al pane un sapore veramente pessimo (pensavo fosse colpa del lievito). Quando l'ho utilizzata per un dolce ed è venuto fuori lo stesso sapore, allora ho capito che, forse, era ora di buttarla!


La scorsa settimana ho comprato un pacco di farina di mais fioretto, quella a grana media, per fare un Pane al mais trovato su un ricettario di pane...che riportava, testuale, farina di mai a grana media. Il risultato è stato un pane talmente duro che poteva essere tagliato solo con la sega elettrica!

Non vinta, ho cercato una ricetta per utilizzare questa farina, visto che si è rotto pure il frullatore e non riesco a ridurla a grana fine.
Ho utilizzato una ricetta ritagliata anni fa da un giornale, non chiedetemi quale perchè non lo so, credo uno di quelli di programmi della tv in formato mini (ho conservato solo mezza pagina).

Questa volta ci sono andata vicino, a combinare un pasticcio, invece mi sono salvata in corner, diciamo...
Il primo errore è stato quello di voler utilizzare a tutti i costi la mdp per fare un impasto di biscotti. Il secondo, quello di ritrovarmi senza zucchero semolato con le mani già in pasta...

Nella mdp ci vanno gli ingredienti liquidi sotto e quelli solidi sopra: io, molto furbescamente, ho sciolto il burro, invece di lasciarlo morbido, per cui non mi sono ritrovata con le dosi della farina...ho dovuto aggiungere la farina bianca per far rapprendere un impasto che definire colloso era un eufemismo, al posto della morbida frolla descritta dalla ricetta originale.
Lo zucchero semolato è stato sostituito con zucchero di canna, e poco, perchè avevo finito anche quello.
Il risultato, meno dolce del previsto, è stato salvato in fase finale, quando ho spennellato i biscotti di miele e cosparsi di zucchero semolato...il risultato? Inconsueto, ma non male!

Sono dei biscottini lievitati e morbidi, non molto dolci, con la farina di mais che risulta leggermente scrocchiarella e l'uvetta che si abbina benissimo (ma anche le gocce di cioccolato non ci sarebbero state male.

Li ho conservato in un piatto chiuso da una busta di plastica, per mantenerli morbidi. Ovviamente si possono tranquillamente a mano, sulla spianatoia, senza utilizzare la macchina del pane.


Alla fine, la ricetta che è venuta fuori è questa:

Biscotti al Mais ed Uvetta

per due teglie grosse di biscotti:

400 grammi farina di mais per polenta a grana media
12 cucchiai di farina 00 (circa 200 grammi) + a raccogliere
100 grammi di zucchero di canna
3 uova grosse intere
125 grammi di burro
4 grammi di lievito di birra secco Mastrofornaio
1 cucchiaio di Strega
1 dl abbondante di latte
Uvetta 100 grammi
miele e zucchero semolato per spolverare

Ammollare l'uvetta per 10 minuti, poi strizzarla bene.

Sciogliere il burro senza farlo friggere.

Sul fondo del cestello mettere il latte, il burro sciolto, le uova battute, il liquore.
Sopra mettere le farine mescolate insieme, lo zucchero, il lievito e l'uvetta.

Programma Impasto per Pasta, 14 minuti: controllate che l'impasto si mescoli bene, aiutandolo delicatamente con un forchettone di legno.

Togliere l'impasto dal cestello (risulta più molliccio di una frolla), versatelo sulla spianatoia infarinata e formate delle palline, che schiaccerete su una leccarda foderata di cartaforno, aiutando con altra farina.
Metterli nel forno tiepido per almeno 30 minuti, in maniera da farli lievitare leggermente.
Nel frattempo, accendere il forno, tenendo le teglie al caldo per non farli sgonfiare.

Mettete nel forno caldo a 180 gradi, sul terzo ripiano dal basso, con una leccarda sotto per non farli cuocere troppo presto.
Dopo 15 minuti, voltarli e farli cuocere altri 5 minuti (in tutto 20 minuti)

Sciogliere del miele con un po' di acqua calda, spennellare abbondantemente i biscotti, quindi spolverarli di zucchero semolato.

Conservarli in busta chiusa.

domenica 21 marzo 2010

Il tempo della primavera


Ufficialmente è entrata la primavera.

La mattina, quando apro gli occhi, vedo le prime luci dell'alba che filtrano dalla finestra, e quando esco non mi accoglie più il buio pesante della notte, quell'aria gelida e affilata come una lama che ti taglia la faccia. Esco ed è già giorno. Ancora freddo, ma giorno.

Mentre torno a casa è ancora giorno, anche se il cielo comincia a scolorare dapprima verso il rosa, quindi scivola lentamente verso l'ora blu, quei momenti di sospensione che precedono il crepuscolo, quando il sole è già calato e lentamente il chiarore comincia a diventare azzurrino.

L'inverno, quando si torna a casa alle cinque, pare che il pomeriggio sia finito, non si vede l'ora di chiudere tutto e andare a nanna, anche se ci sono sempre tante cose da fare.

Già all'inizio della primavera le giornate si allungano, l'aria si fa più dolce, più tiepida, anche solo aprire le finestre la mattina e sentirsi accarezzare dai profumi degli alberi in fiori è una consolazione.

I pomeriggi sembrano dilatarsi, c'è il tempo per tornare, fare un po' di spesa, magari guardarsi qualche negozio, sistemare la casa che sembra sempre in disordine, quando la mattina si esce così presto, cucinare, tutto in maniera più rilassata.

Adoro la primavera, è la stagione che preferisco in assoluto, molto più che la afosa e bollente estate coi suoi pomeriggi infiniti ma troppo faticosi, molto più che il malinconico autunno, pur struggente nei suoi colori!

Ultimamente sto facendo molto uso della farina Integrale, che prima non avevo mai utilizzato: ci ho fatot un buon pane, morbissimo e profumato, e poi ho cominciato ad usarla nei dolci (un plumcake all'uvetta che prossimamente vi posterò).

In questo caso ho aggiunto anche della farina di farro integrale, che mi avanzava, e come frutta ci ho messo le pere, che secondo me con la farina integrale e lo zucchero di canna sono perfette, anche più delle mele.

Questa la ricetta che ho elaborato: il risultato è una torta morbidissima, umida, veramente particolare...

Per quanto riguarda le pere ho usato le Williams, vanno bene tutte basta che non siano troppo lunghe, altrimenti è difficile metterle a cerchio.


Torta Integrale di Pere

100 grammi farina 00

50 grammi farina integrale biologica

50 grammi farina di farro biologica

1 uovo grande

100 grammi di zucchero di canna

3/4 bicchiere latte

2 cucchiai Strega

1 bustina di lievito

2 pere

zucchero semolato per spolverare

Teglia di 24 centimetri


Battere l'uovo intero con le fruste elettriche, assieme allo zucchero, fino ad ottenere un composto ben montato.

Aggiungere latte e liquore.

Aggiungere la farina mescolata col lievito.

Foderare una teglia da 24 centimetro. Versare la pastella.

Tagliare le pere a fettine sottile, quindi disporle a cerchio, molto strette, in maniera che affondino parzialmente nell'impasto.
Spolverare la superficie con zucchero semolato (facoltativo)

Infornare a 180 gradi nel forno caldo per 40 minuti, sul secondo ripiano dal basso.

giovedì 18 marzo 2010

Acciacchi dell'età


Sono a dieta forzata.

D'accordo, mi si potrebbe obiettare che io sarei sempre a dieta, almeno ufficialmente (e chi di noi non lo è?): che poi ci si riesca veramente, questa è tutta un'altra storia, nel mio caso riesco ad evitare danni maggiori, ma il premio per il rigore non me lo daranno mai.

Quando invece si tratta di salute, c'è poco da scegliere: o la segui, più fedelmente possibile, oppure peggiori, per cui speriamo che stavolta ce la faccio.
La sanità pubblica, che negli ultimi anni ho avuto modo di sperimentare su di me e in famiglia, ha dei lati assolutamente positivi, ma solo se sei in fin di vita al Pronto Soccorso oppure con qualche malattia molto grave, e allora speri di non sperimentare mai queste meraviglie della scienza sulla tua pelle.

Altrimenti, come ho sperimentato negli ultimi anni, se stai solo un po' male, ma certo non stai bene sennò non avresti bisogno degli ospedali, allora è una causa persa.
Se sto male, è ovvio che una visita mi serve non dico urgentissima, ma insomma una cosa accettabile. Sorvoliamo su alcuni esami di controllo sui quali il centro prenotazioni si mise a ridere (non c'è posto prima di 18 mesi, della serie nel frattempo potrei essere pure morta), ma altri abbastanza urgenti hanno comunque scadenze di due, tre, quattro mesi...ma se io sto già maluccio adesso, tra tre mesi, come starò?

Alla fine non hai scelta, vai privatamente o intramoenia, con prezzi da infarto (almeno quello te lo curano gratis) pagati cash, come se fosse normale per una visita specialistica tirar fuori un terzo di stipendio senza fiatare.

Capisco che ci sono paesi in cui si sta peggio (vedi Usa), però pure da noi mica fischiamo...insomma, con quanto ho speso negli ultimi due anni, mi facevo un bel viaggio in Polinesia, e sicuramente stavo meglio di adesso...

Insomma, alla fine l'attenzione all'alimentazione incide su tutto, e hai voglia a dire che sei vegetariana, non fumi, non bevi e non ti droghi, tanto gli acciacchi ci stanno lo stesso: ti consola il fatto che se fumi, bevi etc...saresti stato peggio, però forse te la saresti goduta un po' di più, chissà.
Comunque: questa è una ricettina facile facile, assolutamente stupidella, ma adattissima a chi sta acciaccata come me.
Le carote sono ottime crude, nelle insalate, e anche sgranocchiate come spezza fame (anche se un bel cornetto, ma insomma, vuoi mettere...).
Lesse sono un po' tristanzuole, a meno di non mescolarle in una ratatouille con zucchine, broccoli etc...

In questo caso, le ho ripassate in padella con aglio e rosmarino: la ricetta non è mia, le abbiamo assaggiate in Trentino, e ci sono piaciute moltissimo!
Lo so che l'abbinamento aglio-rosmarino con le carote sembrerebbe non azzeccarci molto (di solito si abbinano alla cipolla), ma vi assicuro che prendono un sapore gustoso assai.

E allora, consoliamoci dagli acciacchi con questa verdure semplicissima, il nostro corpo ci ringrazierà!



Carote al Rosmarino

Carote (non troppo grosse)
sale
olio evo
aglio
rosmarino

Pulire e mondare le carote, metterle nell'acqua fredda e lessarle (circa 40 minuti).

Farle freddare, quindi tagliarle a fettine.

Velare con un filo d'olio una padella antiaderente, quindi mettere le carote con aglio, rosmarino, condire con sale e ancora un filo di olio.

Ripassare a fuoco dolce fin quando non saranno ben saporite.

lunedì 15 marzo 2010

Pandolce lievitato alla semola di grano duro ed elucubrazioni varie



Mi rendo conto, ogni tanto, di non aver niente da dire, da scrivere, da raccontare.

Sarà perchè, nella vita quotidiana, non succede molto che sia fuori dall'ordinario, soprattutto in periodo freddo e piovoso come questo. Tra la stanchezza del lavoro, la ruotine delle cose da fare, e qualche rara uscita, alla fine le cose che vengono da raccontare sono sempre le stesse: un film visto, uno sceneggiato nuovo che si comincia a seguire, un libro letto (devo dire che ultimamente sono pigra pure in questo), una passeggiata fatta...insomma, nulla di molto avventuroso.

Va beh, meglio nessuna nuova che qualche tragedia o disavventura, verranno tempi migliori. Già il fatto di poter fare una passeggiata senza annegare nelle pozzanghere, in questi giorni, mi è sembrato già un miglioramento.

L'inverno, col fatto che si sta molto di più a casa, alla fine si salta dalla tv al computer, molto più che in altre stagioni. Mi rendo conto, ogni tanto, di sprofondare in un abisso di rimbambimento virtuale: il pc mi attira come una calamita, una specie di richiamo di sirena irresistibile.
Vuoi perchè ormai film e telefilm li vedo principalmente via computer, e così la musica (lo stereo, chi lo accende più? Ormai ho tutto in mp3).
E poi, il blog, i siti preferiti, Facebook...non posso fare a meno, di prima mattina, subito dopo la colazione (quella no, ha la priorità su tutto, anche perchè se non faccio colazione non mi ricordo neanche come mi chiamo), la prima cosa che faccio è accendere il pc, scaricare la posta e dare un'occhiata a Fb.

Devo ammettere che fino a un po' di tempo fa, prima di Fb mi collegavo al mio blog, controllavo le entrate del giorno precedente e i commenti...adesso un po' di meno, come se campassi un po' di rendita...ci sono dei periodo in cui, non impegnandomi che il minimo indispensabile, ho tantissimi visitatori e tanti commenti, per quali reconditi motivi non saprei.
Altre volte, quando sono convinta di aver scritto qualcosa di deliziosamente interessante, il riscontro è meno entusiastico, chissà perchè...mah, i misteri dell'audience!

Ormai ho superato la soglia dei 110 amici, su Fb: di cui, lo ammetto, di persona ne conosco venti, trenta al massimo. Prima o poi mi toccherà sfrondare qualcuno, sperando di non offendere nessuno, perchè davvero non ce la faccio a stare dietro a tutti...alla trentesima notizia o commento desisto, tutto quello che viene prima rimane sommerso da un mare di chiacchiere, aggiornamenti, link e fotografie, di cui alla fine fruisco in minima parte.
D'altronde, leggere tutto e guardare tutto sarebbe un lavoro a tempo pieno, davvero non capisco dove trovino il tempo tutti gli altri!
Insomma, alla fine mi rendo conto di filtrare quello che scrivo, quello che condivido, quello che seguo.



Tante volte non riesco neanche a negare l'amicizia a qualcuno sconosciuto: mi chiede l'amicizia un sacco di gente mai vista e mai coperta. Gli uomini, per principio, li elimino quasi tutti, soprattutto quelli che allegano qualche frase allusiva (ma quanto si deve essere disperati per rimorchiare alla cieca su Fb?).
Tante persone mi scrivono motivando questa richiesta col fatto che seguono la mia Foresta, e quelli li accetto tutti per riconoscenza, anche perchè se comincio a fare la sofistica poi il mio pubblico si disamora e arrivederci, per chi scrivo io?

Altre volte mi arrivano delle richieste senza messaggio, allora vado a vedere chi è la persona in questione: spesso trovo amici in comune, oppure evidenti somiglianze nei gusti, e accetto pure questi.

Tra l'altro, con l'ampliamento del mio parco-amici (devo ammettere che io avrò chiesto l'amicizia a qualcuno al massimo cinque volte, il resto si sono tutti auto-proposti), ogni tanto mi rendo conto di stare attenta a quello che scrivo.
Va beh, che alcuni mi conoscono di persona e più o meno sanno con chi hanno a che fare, ma sproloquiare di cose personali che finiscono sulle bacheche altrui implica comunque una certa responsabilità...

A parte che, rileggendo i miei commenti, spesso sono riferiti ad eventi contingenti, tipo : sono stanca, che giornata di m...a, non mi va di andare a lavorare, ma quanto piove, insomma, di questo genere qui. Francamente, uno sfogo personale di cui agli altri non credo che importi assolutamente nulla.
Forse Fb, e anche Twitter, sono solo un modo per esserci, per non risultare invisibili al resto del mondo. Meglio scrivere cose banali che non scrivere nulla, sparire nel nulla.
So che non vi potrebbe fregare di meno che sono stanca e scoglionata, ma tanto ve lo dico lo stesso e siete quantomeno obbligati ad ospitarmi nella vostra bacheca.

Poi ogni tanto pubblico qualche link di musica, e lì mi rendo conto che i miei gusti possano davvero risultare stravaganti ai più, soprattutto a chi mi conosce bene...è che si vorrebbero condividere le proprie scoperte musicali ma alle volte, anche lì, si opera una scelta, questo no perchè dopo pensano che sia completamente sciroccata, oppure quest'altro non lo metto perchè mi ricoverano alla neuro direttamente...

Insomma, do spesso uno sguardo a Facebook, poi però torno ad occupazioni più produttive...ma quante sono le persone che ci stanno incollate per ore?
Capisco che tutto quello che c'è dentro è coinvolgente, i gruppi, i test, i giochi, le fotografie...

D'accordo, ho partecipato anch'io a Biotronic, World Challenge, Brain Buddies, ma il prossimo che mi invita a Farmville, giuro che lo uccido!



Pandolce lievitato integrale alla semola di grano duro, con miele, noci e uvetta (con la mdp)

Si tratta di un pane morbidissimo e molto lievitato, quasi un pan brioche con appena una punta di dolce, a cui ho aggiunto le noci e l’uvetta, che secondo me legano benissimo con questo tipo di impasto.
A noi è piaciuto moltissimo, davvero una bella riuscita per questo impasto a base di semola rimacinata e farina integrale, insolito ma riuscito davvero!
Ho preso la ricetta dal volume Pane, Pizza e Torte Salate di La Repubblica, però poi ho rielaborato il tutto aggiungendo e togliendo gli ingredienti, quindi alla fine...

Come tutti i lievitati, tende ad indurirsi, conservatelo nella plastica oppure congelatelo a fette. Io l'ho tagliato a fette e conservato in bustine ben chiuse, ha retto benissimo parecchi giorni, senza congelarlo.


270 grammi semola di grano duro rimacinata
100 grammi farina integrale
2 dl acqua calda
4 cucchiai miele liquido
4 cucchiai olio
2 cucchiaini zucchero
1 cucchiaino lievito secco Mastrofornaio
Mezzo cucchiaino sale
100 grammi noci a pezzi
Un pugno di uvetta

Programma impasto 1 ora e mezzo

Sgonfiare sulla spianatoia, mescolare all’uvetta già ammollata e strizzata e le noci spezzettate.

Mettere sulla carta forno nello stampo da plumcake da 30 centimetri, spolverare di zucchero semolato e altra uvetta, mettere a lievitare nel forno per 2 ore, coperto da un panno, fino a che non avrà superato le pareti dello stampo.

Accendere il forno a 200 gradi e farlo riscaldare, tenendo lo stampo coperto sopra, al calduccio, poi scoprire delicatamente il pane (che sarà bello rigonfio, attenzione a non sgonfiarlo).

Cuocere a 180 gradi per 40 minuti sul secondo ripiano dal basso.

martedì 9 marzo 2010

Pane nero di Segale


Stamattina ho timidamente messo il naso fuori casa, spinta dalla necessità, imbacuccata nel solito piumone lungo fino ai piedi, neanche fossimo a gennaio.

Il tempo di girare l'angolo, rendermi conto del freddo polare che in pochi secondi mi ha congelato il naso, le mani e tutto il resto, sbrigare in fretta la commissione, e tornare di nuovo al calduccio dentro la mia tana.

Mi pare veramente incredibile che tra pochi giorni entri la primavera...gli alberi di magnolia qui di fronte, con i boccioli bianchi e rosa appena spuntati, sono malinconicamente mezzi spogli; i miei ciclamini, di tutti i colori e ancora belli pimpanti, oggi sono quasi stramazzati sotto il vento e la pioggia gelida, degli straccetti bagnati ed intirizziti da stringere il cuore; gli alberi lungo la Via Gregorio VII, che di questi tempi sono un tripudio di fiorellini rosa, delle nuvole profumate che in pochi giorni si trasformano in delicate foglioline purpuree(dovrebbero essere dei Prunus Cerasifera, ormai abbastanza comuni nelle nostre città), sono stati sbatacchiati senza pietà.

Ce ne sono svariati esemplari a Villa Pamphili, al massimo del loro fulgore sono un vero spettacolo, ma se continua così penso che dei delicati boccioli non ci rimarrà nulla, peccato...

Che dire? Sono sopravvissuta abbastanza decentemente a questi giorni di lavoro, ho la settimana libera, e nessuna voglia di uscire...è vero che ci sono tante cose da fare anche a casa, però...



Quando fa troppo freddo e umido anche fare il pane è un rischio, perchè l'impasto è comunque delicato, bisogna tenerlo riparato e ho sempre paura che si ammosci o non cresca bene.

In questo caso ho fatto una pagnottina usando solo farina di segale, con una piccola aggiunta di semola e manitoba: non ho seguito una ricetta di un libro, sono andata un po' ad ispirazione, cercando di emulare gli inarrivabili pani neri del Trentino...continuo le mie sperimentazioni panificatorie, sempre più entusiasta dei sapori particolari di queste farine speciali, ormai la mia macchina del pane lavora a tutto spiano, tra impasti dolci e salati!

Ho fatto anche un bel pane di farina integrale di grano, veramente ottima e morbidissima, prossimamente vi darò le dosi, mi è piaciuta moltissimo, come mi è piaciuta questa: sapore deciso, un po' amarognolo, consistenza morbida ma compatta, alveolatura molto piccola. Decisamente un buon pane, soprattutto per fare colazione con la marmellata, ma anche con del buon formaggio! Tra l'altro, si è conservato benissimo per parecchi giorni, ben avvoltolato in un panno.

Sto cominciando ad avere una vera passione per la segale: prossimamente farò un'altra puntata al negozio di alimenti biologici per provare altri tipi di farine, come quella di avena, di riso e di miglio, sono sempre più curiosa.

Stasera invece proverò ad usare quella di mais a grana fine, appena comprata, vediamo che pane esce fuori...

Insomma, eccola qua:


Pane di Segale con la mdp

400 grammi farina di segale
50 grammi manitoba
50 grammi semola rimacinata di grano duro
320 dl di acqua
7 grammi lievito secco Mastrofornaio
2 cucchiaini zucchero
1 cucchiaino abbondante sale

Mettere l'acqua tiepida nel fondo del cestello, sopra le farine mescolate.

Al centro mettere il lievito, in un angolo lo zucchero e lontano il sale.

Programma Impasto 1 ora e 30 minuti.

Togliere l'impasto dopo una mezz'ora, sgonfiare l'impasto e manipolarlo di nuovo sulla pianatoia.
Io ho fatto un po' di giri di pieghe, poi gli ho dato la forma di una pagnottina.

Disporre l'impasto in una teglia da 24 centimetri foderata di carta forno e spolverata di semola.
Praticare delle incisioni profonde a reticolo, per favorire la lievitazione.

Far lievitare al caldo per circa tre ore, coperta da un panno, con un pentolino d'acqua accanto.

Far riscaldare il forno per una ventina di minuti, a 200 gradi, avendo cura di tenere coperto e al calduccio l'impasto (io lo metto sopra i fornelli mentre il forno si scalda).

Infornare sul secondo ripiano dal basso 200 gadi per circa 30 minuti, quindi rovesciare la pagnottella per farla colorire sull'altro lato per altri 10 minuti.

venerdì 5 marzo 2010

Finocchi Gratinati al Forno con Uvetta e Pinoli


Mi aspetta un week end di lavoro, come capita sempre più spesso...è strano, perchè durante la settimana tutti lavorano, invece io sto a casa: ho un sacco di tempo per uscire, andare al cinema, sempre che non piova a dirotto come succede spesso, e comunque per fare tante altre cose.

Durante il week end, mentre tutti si riposano, spesso e volentieri io lavoro...così è tutto invertito, difficile vedere gli amici, difficile uscire il sabato sera, perchè poi la domenica mattina mi devo alzare alle sei, inviti che si accumulano, persone che non si riescono a vedere mai...

Purtroppo è così, ho già la fortuna di lavorare solo part-time, però mi rendo conto di trascurare tante persone, di non riuscire a vedere le mie amiche come prima...

Va beh, non lamentiamoci troppo!

Spero solo che scorra tutto velocemente e senza tanti intoppi, e che si arrivi presto a lunedì sera (certo non ho la sindrome del lunedì, anzi...non vedo l'ora che arrivi!).
Questo piatto l'ho assaggiato per la prima volta la sera di Capodanno, a casa di parenti...non amo in modo particolare i finocchi, che di solito mangio crudi in insalata, qualche volta al forno.

Questa versione gratinata con uvetta e pinoli mi è piaciuta moltissimo ed ho voluto rifarla: tra l'altro è piuttosto semplice e, siccome i finocchi vanno lessati prima, anche piuttosto magra, perchè il condimento non deve essere molto, giusto un filo di olio e, se piace, qualche fiocchetto di burro.

Non chiedetemi che tipo di finocchi bisogna scegliere, se maschio o femmina, perchè per me sono tutti uguali...li scelgo semplicemente non troppo grandi, altrimenti devo eliminare parecchie foglie esterne, e neanche troppo piccoli...insomma, una via di mezzo!

Nella ricetta originale c'erano i capperi ma, siccome non li gradisco molto, non li ho messi, così ho risolto anche il problema del sale, che con i capperi è sempre difficile regolarsi.


Finocchi gratinati al forno con Uvetta e Pinoli

Ingredienti per quattro persone:

Tre o quattro finocchi (dipende dalle dimensioni)

Olio evo

Pangrattato

Uvetta

Pinoli

Burro (facoltativo)

capperi (facoltativi)

Togliere i gambi e le foglie esterne.

Tagliare i finocchi a metà, e ogni metà in tre o quattro spicchi.
Metterli nell'acqua e lessarli, fino a che siano teneri (ma non sfatti).

Oliare il fondo di una teglia pyrex, disporvi i finocchi sopra, piuttosto stretti ma non troppo accavallati, salare.
Cospargere di pangrattato, uvetta e pinoli, un altro giro di olio e qualche fiocchetto di burro.
Infornare a forno già caldo, sul secondo ripiano dal basso a 200 gradi, fino a che non siano ben gratinati.

mercoledì 3 marzo 2010

I vantaggi di una alimentazione sana


Mi sembra di non aver molto da raccontare, in questi giorni.

A parte un week end di lavoro, non ho fatto molto altro, cucinato quasi niente, ho passato tutta la giornata di oggi girando su me stessa, più o meno.

Ieri sera sono uscita con il sole, un'aria più tiepida e i primi, timidi boccioli rosa sugli alberi della strada, i primi sintomi della primavera che invita ad uscire e nuove energie che scorrono nel sangue, la fine del letargo...
Come mi aspettavo, è durato poco, il cielo grigio di oggi mi ha fatto ripiombare nel torpore, ma sono ottimista e mi dico che prima o poi dovrà pur finire il freddo!

Per questi motivi, oggi sarò breve. E' che mi sembra di trascurare questo mio spazio virtuale, non perchè non ci pensi, ma perchè mi sento troppo pigra perfino per pensare qualcosa di intelligente, però farò uno sforzo per non lasciarmi sopraffare.

In questo periodo sto rivolgendo la mia attenzione a degli alimenti che non erano mai entrati nella mia dieta: è strano come pensiamo di alimentarci al meglio, e di conoscere tutto, ed invece non si smette mai di scoprire.

Ho assaggiato per caso i fiocchi d'avena, e non mi sono dispiaciuti affatto...l'avena è un altro alimento poco conosciuto e poco usato, come l'orzo, il farro e altri cereali, che invece è ricchissimo di proteine, vitamine e, in questo caso, anche di ferro, preziosissimo per chi, come me, non mangia nè carne nè pesce (anche se devo ammettere che, per ragioni di salute, ultimamente un po' di carne l'ho mangiata, ma con molto sforzo, perchè non sono più abituata al sapore e non mi manca, cioè non ne ho alcuna voglia).

Intanto la uso assieme al latte, però ho intenzione anche di procurarmi la farina d'avena, e provare a panificare, vediamo che viene fuori!

Per continuare su questa scia, ecco un piatto di pennette integrali che ho fatto qualche giorno fa, usando le verdure che avevo nel frigorifero e qualche avanzo di cavolfiore lesso. Non amo in particolar modo i cavolfiori bianchi, preferisco assolutamente i broccoli romaneschi ed i broccoletti siciliani, invece mio marito li gradisce, per cui ogni tanto li cucino, ma non mi va di mangiarli.

In questo caso ho unito qualche avanzo di cavolfiore lesso con i friarelli, cioè cimette di rapa ripassate in padella assieme al radicchio, e devo ammettere che l'insieme non è risultato niente niente male!
La pasta integrale, poi, si abbina benissimo con le verdure, e con una spolverata di parmigiano sopra e un filo di olio evo genuino, è un piatto salutare e saporito.



Pennette integrali con cimette di rapa, cavolfiore e radicchio.

Ingredienti:

Cavolfiore lesso
Cimette di rapa
Radicchio
Penne integrali
Olio evo
Parmigiano


Tagliate il radicchio a striscioline sottili e mettetelo a bagno almeno un'ora, in modo che perda il gusto amaro.

Pulite e mondate le cimette di rapa, lasciando le foglie tenere, i cicci e i fiori, e tagliate i gambi duri.

Lessatele in abbondante acqua per qualche minuto, poi scolatele e lasciate l'acqua da parte, al caldo.

Mettete le cimette lesse in una pentola capace (deve contenere la pasta) con sale, aglio e un giro d'olio, fate saltare fino a che non saranno tenerelle e saporite, quindi unite il radicchio scolato e il cavolfiore lesso, fate saltare bene per cinque minuti. Aggiustate di sale e tenete al caldo.
Nel frattempo salate l'acqua e lessatevi la pasta, scolatela e buttatela nelle verdure.

Saltare tutto con una spolverata di parmigiano e servire.

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