I miei viandanti

domenica 31 agosto 2008

Titti e Koko in villeggiatura


Ed eccoci rientrati definitivamente alla base, esseri a due e quattro zampe.
Koko e Titti sono partiti nelle loro gabbiette alla fine di luglio, non senza aver protestato con tutte le loro forze e aver messo il muso per ore, come ogni cambiamento di status quo che li riguardi.


Poi, come succede da dodici anni a questa parte, hanno messo il nasino fuori da casa, e sono partiti all'esplorazione del mondo.

Il giardino a terrazze e l'orticello sono un universo sconosciuto e affascinante, pieno di erbe da mangiucchiare, fiori, alberi, insetti, lucertole e altri animali interessanti.



Certo, non è tutto rose e fiori, perchè i rivali sono parecchi, e tutti agguerritissimi:
questo è Nerone, vecchio guerriero di tante battaglie, gran cacciatore di topi, che indossa le sue cicatrici come fossero trofei,

la sua maestà da vecchio leone ha messo subito in fuga Koko, mentre Titti (soprannominata da mamma la Bombardona per via del suo peso piuma) l'ha menato senza tanti scrupoli, mettendolo ko al primo round

Perla, la mamma di Koko, che la ignora quando la incontra, figliolo ingrato: una gattina minuscola, vecchiarella e dolcissima, di apparenza certosina ma, come il figlio (falso siamese) assolutamente bastardina, la sua vita scorre placida tra la poltrona e l'erbetta fresca.

la vecchissima Lola, ultima rimasta di una numerosa famiglia di gatte belle e pelose: lei era l'orfanella, quella mite e timida, ma le arpie della sua famiglia le ha sotterrate tutte.
E' rimasta lei la cocca di casa, un po' sdentata ma ancora arzilla.

Il timidissimo Panda, bruttarello e un po' sfigato, che non si fa avvicinare da nessuno ma ormai da anni è ospite affezionato della Mensa di San Pietro, anche perchè contende a Nerone la palma di cacciatore di topi e questo in campagna è un gran pregio, però poverino viene menato da tutti, non si sa perchè

Questi gatti, tutti vecchi e un po' acciaccati, se ne stanno tutto l'anno belli tranquilli, coccolati e sfamati dai miei genitori, alle ore di colazione-pranzo-cena sembra di stare alla mensa della Caritas, tutti in fila aspettando le ciotole della pappa.

L'estate, invece, arrivano i cuginetti romani, belli e viziati, coccolati e prepotenti, e cominciano i guai: zuffe, soffi, agguati nella notte, un vero inferno.

Bisogna stare sempre all'erta, perchè i nemici sono in agguato ovunque, mai abbassare la guardia.

Titti, la dolce Titti, si trasforma in una virago senza scrupoli, spodestando Lola dal suo trono di reginetta della casa e picchiando tutti quelli che osano attraversarle la strada e mettere in dubbio la sua supremazia, dentro e fuori casa

A Titti piace rotolarsi nell'erbetta fresca, sotto le fronde dei pomodori, e farsi una bella indigestione di fili d'erba, per poi vomitarla in giro.

Un'altra libidine del giardino è andare a bere l'acqua stagnante dei sottovasi vuoti, piena di insetti morti. A causa di questa passione, l'acqua viene cambiata tutti i giorni, ma forse non ha più lo stesso libidinoso sapore, chissà.

Koko invece, di carattere contemplativo, malinconico e inquieto, si aggira senza pace con la coda bassa e il naso a terra, sempre all'erta. Viene messo in fuga da tutti, anche se in realtà sarebbe il gatto più grosso quindi, potenzialmente, il re della colonia.
Ignaro della sua mole e del suo fascino, scappa al primo accenno di baffi e coda, tra gli sghignazzi degli altri gatti.

Le ore trascorrono, così, in questo giardino pieno di ortaggi e fiori, tra una zuffa e un pisolino, una pappa e un pisolino, una corsa dietro alle farfalle ed un altro pisolino.
Sicuramente la loro vacanza è stata più lunga e più rilassante della nostra...

venerdì 29 agosto 2008

Marmellata di Melone e Limone

Ho visto questa meravigliosa ricetta sul sito della cara Lo, Galline 2nd Life, e non ho potuto fare a meno di sperimentare questa marmellata fatta con un frutto così insolito, ma talmente abbondante in questo periodo, dal colore e dalla polpa decisamente estivi, che evoca immediatamente il sole, il mare, le vacanze .

Il risultato è decisamente particolare, diverso dal gusto delle altre marmellate, meno dolce, insolito, ma a me è piaciuta moltissimo.



Credo che le sue caratteristiche derivino sia dalla piccola quantità di zucchero, compensato però dalla dolcezza del melone, sia dal fatto che si usa lo zucchero di canna, e anche per la decisa presenza di succo e buccia di due limoni.


La pagina di Lo è questa, con spiegazioni e tutto, io vi trascrivo le dosi che sono venute a me:



per circa 850 grammi di marmellata
  • 3 meloni (un chilo e mezzo di polpa al netto)

  • 400 grammi di zucchero di canna

  • 2 limoni (succo e buccia grattugiata)
  • mezzo bicchiere di acqua
Ho messo a cuocere il melone a pezzi col limone e l'acqua, poi dopo mezz'ora, secondo le indicazioni, ho aggiunto lo zucchero di canna, mescolando in modo da farlo sciogliere.

La cottura è stata in tutto, a fuoco molto moderato, di due ore circa.

mercoledì 27 agosto 2008

Marmellata di Prugne e Limone

Nel giardino dei miei genitori fino all'anno scorso prosperava una pianta vecchissima di prungoncini, cioè quelle prugnette piccole e oblunghe, dalla polpa gialla e dolcissima: queste prugnole venivano un anno sì ed un anno no, ma l'anno sì i rami dell'albero erano carichi di frutti che maturavano ad ondate, fino ad agosto inoltrato.

Vista l'abbondanza di frutti, che non potevano essere consumati solo mangiandoli, ci si faceva una splendida marmellata, pentoloni di frutta e zucchero che sobbollivano lentamente, per ore.

Purtroppo, quest'inverno una malattia ha trasformato il vecchissimo pruno in un tronco rinsecchito, peccato...per fortuna i nostri vicini di casa hanno il pruno gemello, piantato a poca distanza e coetaneo al nostro ma ancora arzillo. Ce ne hanno gentilmente regalata una bella quantità, che è stata distribuita alle varie zie e quasi tutta mangiata.
Quest'anno la marmellata l'ho fatta solo io, quindi, e solo in piccola parte con le prugne del giardino.

Questa è quella fatta con i nostri prungoncini, quella fatta con le prugne del mercato è venuta di diversa consistenza, di colore più chiaro e violaceo, e anche di diverso sapore, però buonissima, anche lei.

Ingredienti:


  • per ogni chilo di prugne

  • 600 grammi di zucchero

  • succo di un limone

Il mio metodo è diverso da quello di mia madre, che mette a sobbollire la frutta senza zucchero per due ore, poi la pesa e calcola lo zucchero che deve aggiungere, e prosegue la bollitura per un'altra ora, cuocendo quattro chili circa di frutta a volta.
Il mio è sempre quello della marmellata di pesche, e cioè:

lavare e tagliuzzare le prugne con tutta la buccia, quindi metterle con metà dello zucchero ed il limone a riposare un'ora, nella pentola in cui verrà cotta la marmellata.

Questa marmellata, a differenza di quella fatta con frutta più consistente come le pesche, non ha bisogno di essere passata, perchè le prugne si disfano da sole.


La cottura di un chilo di prugne sarà circa di un'ora e mezza, ma calcolate che aumentando la quantità di frutta aumenterà anche il tempo di cottura.

Inoltre, più la frutta viene cotta, e più il colore verrà scuro, e anche il sapore diventerà più caramellato, quindi regolatevi voi.

Per quanto riguarda l'invasamento e la sterilizzazione, ovviamente sono le solite procedure!



Ho dovuto fare delle etichette con Photoshop, perchè i barattoli cominciano ad accumularsi, la provvista per l'inverno a farsi voluminosa...

lunedì 25 agosto 2008

Il sentiero della Foresta Incantata

La Valfondillo è una delle passeggiate più famose di questa zona dell'Abruzzo, a metà tra Scanno e Pescasseroli, dopo l'ancor più famosa Camosciara, che però è più corta e più in salita. Se venite da queste parti, non potete mancarla, assolutamente, anche solo per fare un picnic sulle rive del torrente che l'attraversa tutta.

L'entrata al sentiero si trova vicino il paese di Opi, un grappolo di case tutto arroccato su una montagnola dalla curiosa forma di cuneo, che sembra debba cader giù da un momento all'altro


Dall'inizio del sentiero ci sono circa venti minuti di cammino un po' frustrante sotto il sole, in cui non c'è molto da vedere tranne ghiaia e alberi: questa prima parte è percorribile anche senza particolari accorgimenti, tipo scarpe da trekking, ma è decisamente assolata, evitate di farla nelle ore più calde, oppure munitevi di cappello e borraccia di acqua fresca.

poi si arriva al guado del ruscello , un ponticello verde da attraversare


ed un posto delizioso per far un picnic, il chioccolio dell'acqua come sottofondo musicale, il profumo della montagna e l'ombra umida e fresca degli imponenti alberi sulle rive del torrente



Ma per chi vuole addentrarsi nel profondo della Foresta Incantata è tempo di riprendere il cammino, conviene fare prima il sentiero, per il quale occorreranno circa altre quattro ore, almeno per noi, e poi, al ritorno, riposarsi al ruscello, godendosi una meritatissima sosta corroborante nonchè lauto pranzo, seguito da pisolino all'ombra degli alberi.



Come tutti i sentieri di montagna, è meglio partire di mattina non troppo tardi, quando la rugiada imperla ancora piante ed alberi: il sole crea sulle foglie bagnate degli effetti di luce spettacolari, e le gocce di rugiada sugli aghi delle conifere paiono cristalli di ghiaccio, che splendono contro il cielo limpido e terso di questa mattina d'estate.


Ed eccoci nella faggeta, un bosco di alberi enormi , dai possenti tronchi incrostati di muschio vellutato, un'aria umida e fresca, odorosa di resina


il sole riesce a malapena a penetrare tra le foglie

il rado sottobosco è cosparso di foglie, gusci di ghiande ed aghi, e lo scricchiolio dei nostri passi è l'unico rumore della foresta , si può camminare per ore senza sentire altro che uno stormire di fronde, un uccello nascosto tra i rami, lo scampanio lontano di una mucca solitaria


ogni tanto, qualche piacevole incontro: funghi dai colori autunnali e forme mai viste


frutti di bosco, lamponi e minuscole fragoline dal sapore dimenticato


i colori delle foglie spaziano dal verde brillante ai toni più caldi del ruggine, degne della tavolozza di un impressionista


Il sentiero si snoda, lunghissimo ma ampio e di non particolare difficoltà, per altre interminabili ore di cammino: conviene fermarsi alla fontana per rinfrescarsi un po', e godere di questa acqua di sorgente freddissima che sgorga dalle profondità della montagna.


Il sentiero è lungo, come ho detto, ma piacevole di percorrere, solo in lievissima pendenza, almeno fino a metà: poi comincia a farsi più ripido, sdrucciolevole e difficoltoso, almeno per me che quest'anno ho fatto una fatica terribile: ad un certo punto, dopo circa due ore e mezzo che scarpinavamo nel bosco, ci si è parata davanti una salita che si inerpicava ripidissima in mezzo ai faggi, perdendosi nel fitto della foresta, all'apparenza senza fine.

Dopo il mio iniziale rifiuto, mi sono lasciata convincere a proseguire, pur con molta fatica: talmente stanca da riuscire a fare solo qualche fotografia, tra una ripresa di fiato e l'altra.
Il torrente continua a chioccolare in basso, sempre più lontano, e la salita continua, impietosa e senza speranza.


Dopo tanto silenzio e solitudine (tanto che viene da chiedersi perchè, in pieno agosto, su questo sentiero non ci sia uno straccio di turista) incontriamo due camminatori solinghi che scendono a balzelloni, piuttosto baldanzosi e fieri del cammino fatto, mica come me che sono ad un passo dal deliquio ancora prima di arrivare in cima: con un filo di voce riesco a chiedere quanto manca al Valico dell'Orso.
La risposta "circa tre quarti d'ora di questa salita, poi dipende da quanto camminate veloci", seguita da un sorrisetto di commiserazione, mi getta in uno stato di larvata disperazione: si girano i tacchi con decisione, incurante delle proteste di mio marito che mi taccia di pappamollaggine, e si torna a valle in un'ora e mezzo.
Ora il sentiero, in discesa e all'ombra, è decisamente più piacevole da camminare, almeno per me che odio le salite!

Alle due di pomeriggio, stanchi e lievemente frustrati per non essere riusciti ad arrivare alla fine, con i nostri zaini gonfi di panini e frutta, siamo di nuovo al guado del ruscello: quasi deserto, gli unici compagni del nostro pranzo sono un gruppo di cavalli liberi che pascola tranquillamente sotto gli alberi


l'acqua è trasparente sulle rocce bianche, purissima e fredda, un piacere immenso affondarvi le mani, e lavarci un grappolo d'uva dagli acini dolci e croccanti.


sotto queste fronde è piacevolissimo allungarsi nel silenzio interrotto solo dal rumore dell'acqua, sotto l'ombra fresca, e godersi il meritato riposo.

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